il mondo che vorrei

Monday, February 26, 2007

Il ritardo italiano 1

L'Italia è strana. O meglio essa è complessa.
La storia italiana è ricca di avvenimenti, conflitti politici e culturali. L'Italia ha raggiunto la stabilità politica e istituzionale e il rango di nazione per ultima in europa (fatto salva la Germania che ha avuto un destino analogo di tardiva unificazione nazionale).
Come tutto questo abbia influito sull'assetto politico e partitico è difficile da dire, io poi non sono uno esperto di storia politica, ma sono certo che il campanilismo dell'età comunale da un lato, e più recentemente le utopie romantiche di Mazzini e Garibaldi abbiano lasciato al nostro paese due eredità che (nel tempo) si sono trasformate in maledizione.
La prima è la voglia di cambiamento, l'altra è la forte inimicizia verso l'avversario. La voglia di cambiamento, legittima di fronte alle ingiustizie, si è trasformata in boomerang quando ha fatto coppia con la nostra litigiosità naturale. Il caso più estremo sono le BR e in generale la galassia delle sigle insurrezionaliste rosse e nere. In Francia e Germania, dove pure questo fenomeno è esistito, pare che si sia fermato, si sia concluso, come un ciclo naturale dell'evoluzione sociale. Da noi no. Perchè?
Perchè in Italia non si è lasciato al passato un metodo di lotta politica (ma si può davvero chiamarla così?) che sfocia nella violenza. E ancora di più nel tentativo di sovvertire l'ordine istituzionale.

La democrazia liberale non è perfetta. Ma o è il male minore o comunque è il meglio che siamo riusciti a immaginare. Non so dire se il futuro del pensiero politico immaginerà nuove forme, il fatto che non lo abbia fatto può significare che forse non sente la necessità di superare questo modello. Per ora questo modello è quello più adatto alla nostra società, gli permette di avere libertà di pensiero, espressione, azione nel rispetto della dignità altrui, nel senso più ampio del termine. Non ha risolto le diseguaglianze sociali, ma (in linea di massima) se è vero che lascia qualcuno più indietro, non lascia nessuno da solo. Nessun sistema è perfetto, ma saperlo permette di guardare in la e non adagiarsi su falsi compiacimenti. Mi piace la democrazia, e mi piace esercitare il mio diritto di scelta, mi piace poter dare un contributo alla comunità in cui vivo partecipando. Mi piace quando "vinco" le elezioni, ma non mi dispero quando le "perdo". Per qualcuno non è così. E non parlo solo di (neo)BR. Parlo della gente normale, delle persone che frequento, le quali a volte, mi pare che ragionino come i "facinorosi". Di certo non fanno il salto verso la violenza fisica (e non è poco...), ma si percepisce una contiguità negli schemi mentali. Schemi che percepisco sempre di più come diversi dai miei, lontani e indecifrabili.
La lotta politica dovrebbe essere come una buona partita a scacchi. Alla fine, chiunque sia il vincitore, ci si dovrebbe stringere la mano....